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Dalla Francia, qualche consiglio a proposito di retate e controlli contro i senza-documenti

Le leggi riguardanti il controllo di identità sono poco chiare. La realtà è che la polizia può arrestare, non importa chi, non importa quando. Conoscere la legge può salvare delle persone dall’espulsione. Le condizioni in cui avviene l’arresto, se sono giudicate illegali possono far annullare la procedura di espulsione.

1 – Per la strada

Evitare di uscire con il proprio passaporto. Per la legge esistono 2 tipi di controllo dell’identità:

  1. Controllo legato alla ricerca dell’autore di un’infrazione. Gli sbirri possono controllare l’identità di “tutte le persone sospettate di essere autrici di un’infrazione o in procinto di commetterne una o per avere delle informazioni” o di tutti quelli che pensano potrebbero essere ricercati.
  2. Controllo di massa alla ricerca di persone in situazione di irregolarità. È il principio della retata, controllare un massimo di persone per prendere qualcuno. Questo controllo può avere luogo:
    • In modo permanente in certe zone specifiche, come porti, aeroporti, stazioni, o in zone situate a meno di 20 km da una frontiera.
    • Per prevenire un “attacco all’ordine pubblico, alla sicurezza di persone e beni..”, una persona può essere controllata “quale che sia il suo comportamento”.
    • Arresto sul luogo di lavoro, durante il controllo dei cantieri per la la repressione del lavoro nero. Talvolta i padroni chiamano essi stessi gli sbirri al momento della paga per non pagare gli operai.
    • Quando il procuratore dispone istruzioni scritte per fare i controlli di identità in certi luoghi alla ricerca di determinate infrazioni. È in quest’ambito giuridico che si fanno le retate.

Le retate sono controlli effettuati, non su singoli individui, ma su gruppi di persone. La scelta di chi controllare si basa prettamente sui corpi e sui volti delle persone (infatti soltanto coloro che hanno l’aria di essere stranieri vengono controllati). Qualche volta gli sbirri controllano soltanto gli asiatici o i magrebini, a seconda dei posti disponibili sugli aerei dei rimpatri. Esistono da quando il governo ha adottato una politica di quote per l’espulsione. Sono ordinate su “richiesta del procuratore della repubblica”.

Le retate si svolgono in modi più o meno visibili:

  • stazionamento visibile di bus e camionette agli angoli delle strade pronti per caricare e portar via i fermati;
  • controllo a tappeto di una stazione della metro con sbirri all’uscita, nei corridoi, di frequente nelle stazioni vicine ai quartieri di immigrati, con talvolta l’aiuto degli agenti della RATP;
  • irruzioni nei cantieri;
  • controlli discreti degli sbirri nelle stazioni;
  • operazioni lampo nei bar, phone-center, supermercati, …

Questi dispositivi sono spesso messi in atto alle ore di punta, molto presto al mattino e alla fine dell’orario di lavoro.

Le retate hanno luogo nei quartieri popolari e nelle zone dov’è evidente lo sfruttamento dei lavoratori clandestini. Sono state organizzate delle catene telefoniche in numerosi quartieri di Parigi al fine di mostrare l’opposizione della popolazione a questi metodi e alle espulsioni. Le catene telefoniche permettono di radunarsi rapidamente sui luoghi delle retate. La richiesta del procuratore può essere domandata agli sbirri sul posto, questo permette di conoscere l’area e il tempo della retata. Questi raduni al momento dell’intervento della polizia possono far arretrare gli sbirri e impedire concretamente gli arresti. Se ci sono poche persone presenti sul posto è possibile avvertire i passanti che è in corso un controllo di polizia. Più le retate sono visibili e lunghe, più è possibile opporvisi. Per questo la polizia interviene sempre più rapidamente e in maniera mobile. È già successo che una camionetta degli sbirri girasse e rigirasse in un quartiere aspettando di poter effettuare un arresto ‘discreto’.

Prima, durante il governo Jospin, la maggior parte degli arresti erano effettuati grazie all’azione dei controllori della RATP, che nel caso di mancanza di biglietto e documenti, chiamavano la polizia. La collaborazione della RATP con la polizia si è poi rafforzata. Possiamo dire che la RATP non ha mai dimenticato di svolgere questo tipo di funzioni del servizio pubblico!

2 – A casa

Non aprire la porta agli sbirri ma parlarci attraverso la porta, lasciare il proprio passaporto da un amico. Degli arresti presso il domicilio hanno già avuto luogo su denuncia dei vicini, ma anche nel caso di rifiuto di regolarizzazione in seguito alla presentazione del dossier in prefettura. Per esempio la circolare Sarkozy del giugno 2006, che prometteva la regolarizzazione dei genitori dei bambini scolarizzati, ha permesso di schedare in massa queste famiglie con il loro indirizzo. Che cos’è un domicilio? La nozione di domicilio è vasta. Si tratta di tutti i luoghi di residenza possibili (stanza d’albergo, ufficio), dove la persona, “che vi abiti o meno, ha il diritto di dirsi a casa sua, quale che sia il titolo giuridico della sua occupazione e la destinazione dei locali”.In tutti i luoghi che possono essere considerati come un domicilio gli sbirri non hanno il diritto di entrare senza che gli si apra, a meno che non si tratti di una perquisizione ordinata da un ufficiale della polizia giudiziaria, un procuratore o un giudice. Attenzione, gli sbirri troveranno sempre un pretesto per farsi aprire. La migliore cosa da fare e rifiutare sempre di aprire la porta. Nelle case, nei palazzi o negli ospedali, solo le camere sono considerate come domicilio. Per gli spazi collettivi di case e palazzi è l’amministratore che può decidere se lasciare entrare o meno gli sbirri. Se degli arresti hanno luogo in questi spazi collettivi bisogna verificare durante il processo se l’amministratore aveva dato la sua autorizzazione, in termini giuridici: “consenso espresso”. Questo consenso deve essere ripetuto a più riprese e figurare nella procedura. Non può esserci un’autorizzazione permanente agli sbirri o ai gendarmi. Quest’autorizzazione può essere sotto forma di un modulo sul quale l’amministratore deve aver scritto cognome, nome, domicilio, data e ora con la menzione “letto e approvato” precedente la firma.

3 – Alla prefettura: recarsi accompagnati alla prefettura.

Arrestare dei clandestini in prefettura è legale se la persona vi si reca di sua volontà, senza essere stata convocata. In compenso quando la persona si presenta su convocazione la legalità dell’arresto può essere contestata. In quest’ipotesi la circolare Sarkozy del 21 febbraio 2006 ricorda che “il prefetto deve mostrarsi leale quando convoca uno straniero” e che “i motivi della convocazione non devono essere ambigui”. Anche questi sono termini abbastanza vaghi, è il giudice (delle libertà e della detenzione) che deciderà se la convocazione fosse chiara o meno, in realtà questa non è mai chiara: non si sa mai cosa aspettarsi dalla prefettura. Affinché l’arresto sia legale occorre anche che la prefettura proceda ad un “esame effettivo” della situazione “in cui la realtà possa essere chiaramente dimostrata, specialmente per la durata del colloquio con lo straniero” (circolare Sarkozy del 21 febbraio 2006). Anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha giudicato legale l’arresto di un uomo che aveva già un Arrêté Préfectoral de Reconduite à la Frontière (APRF): su convocazione per un esame della sua situazione, precisandogli di venire con il passaporto, questo signore si è presentato alle ore 10; alle 13.30 i poliziotti gli hanno comunicato il suo fermo. Per la Corte l’arresto è legale.

Occorre dunque essere molto prudenti quando ci si reca in prefettura e non andarci soli. Quando si è sottoposti ad un arresto di espulsione (APRF o OQTF) ancora valido, anche se si è presentato ricorso, è meglio non presentarsi in prefettura.

4 – Altri luoghi di arresto.

Al municipio. Può succedere che dei clandestini siano arrestati il giorno del loro matrimonio presso il municipio. La prefettura può essere automaticamente messa al corrente della data del matrimonio dal municipio. È quindi preferibile prendere una prima data al momento della consegna del dossier del matrimonio e cambiarla presso il municipio qualche tempo dopo. In generale il municipio non trasmette alla prefettura i cambiamenti di data. State attenti il giorno della cerimonia, venite accompagnati e lasciate il passaporto ad un amico presente nella sala. Legalmente i sindaci non possono rifiutare un matrimonio. Tuttavia, secondo alcune fonti, nel peggiore dei casi, chiamano essi stessi gli sbirri con il pretesto di “matrimonio bianco”.

Presso le banche e alla posta. Non tutti gli sbirri portano l’uniforme, impiegati di banca (o delle poste) talvolta segnalano i clandestini alla polizia e utilizzano differenti modi per trattenerli fino all’arrivo degli sbirri (per esempio guardando documenti, rifiutandosi di dare i soldi). Pertanto cercate di essere accompagnati durante le vostre pratiche.

Conoscere queste differenti giustificazioni legali del controllo non impedisce di essere controllati se non abbiamo fatto nulla: gli sbirri fanno ciò che vogliono. Ma è importante sapere se ci sono dei vizi di procedura: nei 3 giorni successivi all’arresto il clandestino passerà davanti al giudice. Questo deciderà se l’arresto è illegale o no e quindi della liberazione o meno della persona. Qualche volta l’arresto è giudicato illegale dal giudice: è una delle principali possibilità di uscire ed essere liberati. Lo svolgimento del fermo è ugualmente importante, poiché anche in questo caso gli sbirri non rispettano sempre la procedura.

Fonte:

dall’opuscolo « Sans papier: s’organiser contre l’expulsion » scaricabile da Infokiosques

Posted in Prima del Cie.

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