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La Misericordia, un nome che dà “sicurezza”

Dal 2005 la Misericordia di Modena gestisce i Centri di identificazione ed espulsione di Bologna e Modena. Appartiene a quella congrega di enti così caritatevoli da essersi assunti l’“onere” di “ospitare” gli immigrati, per la “sicurezza” loro e di tutti gli italiani, «credendo di fare del bene» come ha detto Daniele Giovanardi, il presidente della confraternita modenese. Anni fa, lo stesso Giovanardi riuscì a dire che i Cpt (ora Cie) erano “alberghi a cinque stelle” e che non ci si doveva fare poi tanti scrupoli se gestirli poteva significare riuscire ad acquistare “un’ambulanza in più” (la Confraternita delle Misericordie ha il suo bravo servizio 118 di pronto soccorso). In effetti, più di 70 euro al giorno per ogni recluso fanno negli anni un bel gruzzoletto.

I reclusi, nonostante siano pesantemente drogati con sonniferi nel cibo da mattina a sera, non hanno mai smesso né di tentare di evadere, né di rivoltarsi con quelli che chiamano “ i bruciamenti” di materassi e quanto altro capiti loro a tiro, né di accusare gli operatori misericordiosi di assistere ai pestaggi da parte dei poliziotti senza intervenire. Di questi operatori dicono: «sembrano guidati solo dal dovere di secondini, assecondando senza nessuna pietà gli ordini».

La Confraternita delle Misericordie è un potentato molto ricco e influente, i soldi vi girano vorticosamente, è presente ovunque sul territorio italiano e non perde occasione per lucrare sulla disperazione degli immigrati. È già entrata nella gestione del Centro Tonino Bello di Otranto riaperto di recente in tutta fretta per avvantaggiarsi prontamente delle nuove rotte dell’immigrazione. Se, come si dice, i responsabili delle nefandezze hanno un nome e un cognome quello delle Misericordie e dei suoi uomini lo conosciamo e si sta dando loro il tormento come, quando e tutte le volte che si può.

Le iniziative esterne contro la Misericordia hanno spaziato su un ampio ventaglio di opzioni pratiche.

Visite. Ci sono state visite più o meno garbate alla sedi di Modena e di Bologna. In certi casi con volantini e megafoni per rivolgersi ai volontari collusi o inconsapevoli; altre volte con scritte o porte bruciate come è accaduto dopo che una donna marocchina era stata pesantemente picchiata al Cie di Bologna con i gestori fermi a guardare; altre  ancora con presidi e mostre sulle condizioni dell’internamento, sulle rivolte interne e sulle lotte di solidarietà, nel piazzale antistante la sede di Modena. Il 31 maggio dell’anno scorso un piccolo gruppo di solidali si è presentato alla festa del volontariato della Misericordia del quartiere Galluzzo di Firenze con uno striscione che diceva “La Misericordia gestisce i lager  – no Cpt!”, poi subito scacciati dai muscolosi volontari. Il 7 settembre alcuni anarchici solidali con i reclusi hanno interrotto Livia Turco (quella della legge che istituiva i Cpt nel 1998) mentre parlava alla Festa del PD di immigrazione e integrazione, con un intervento contro i Cie, i suoi gestori come la Misericordia e in solidarietà con l’ultimo tentativo di evasione dal Cie di Modena.

Presìdi. Ripetuti sono stati i presidi informativi nelle strade di Bologna e di Modena su quanto accade dentro i due lager, da chi e come vengono gestiti e innumerevoli sono state e continuano ad essere le presenze sotto le mura per dare solidarietà e raccogliere i racconti di chi sta dentro.

Messe. Il 2 maggio 2010 un gruppo di solidali con i reclusi del Cie in sciopero della fame hanno fatto irruzione durante la messa delle 11, la più partecipata, nel Duomo di Modena con volantini e megafono per gridare la loro rabbia contro l’esistenza di posti così infami e contro Daniele Giovanardi e la Misericordia. Tra gli interventi: «la Misericordia nasconde dietro una facciata caritatevole un business sanguinario fatto di pestaggi, violenze, soprusi». La stessa idea è stata ripresa il 20 giugno quando, durante la messa delle 11, nella chiesa di S. Chiara a Collegno è stata diffusa la voce disperata di un recluso di un Cie, registrata mentre veniva pesantemente pestato da un poliziotto. I volantini distribuiti ai “fedeli” evidenziavano il ruolo della Confraternita delle Misericordie nella gestione dei lager di Modena e Bologna, Confraternita a cui la Misericordia di Collegno è affiliata. Ancora, a Torino il 20 luglio un blitz contro il Cie durante la messa delle 11 nella chiesa della Misericordia di via Barbaroux.

Danni. Il 22 maggio sono andati a fuoco alcuni mezzi (per carità, non ambulanze) in dotazione alla opulenta Misericordia di Firenze Rifredi. Nei giorni successivi Giovanardi ha fatto parcheggiare i mezzi della sua Misericordia all’interno della questura mentre la voce di un volontario di una piccola Misericordia, mal sopportata dalle consorelle più potenti, mandava una lettera di solidarietà con le lotte contro i Cie. Il 21 giugno si è ripetuto un episodio dello stesso tenore sui mezzi della Misericordia di Castel Bolognese in provincia di Ravenna.

Scritte. Scritte quali “La Misericordia uccide”, sono comparse il 2 giugno a Mori in trentino. Manifesti di vario tenore sulla figura di Giovanardi sono stati affissi sui muri della città di Modena. Per questo verrà perquisito un compagno della città nel mese di luglio. Nel centro di Modena è stato appeso uno striscione contro i Cie e la Misericordia che li gestisce, e sempre a Modena sono state fatte scritte davanti alla sede della Misericordia.

Un corteo. Il 19 giugno un corteo, indetto all’interno di questo intenso e costante percorso di lotta contro i Cie e la Misericordia di Daniele Giovanardi, ha percorso Modena portando nelle strade della città il racconto di ciò che succede in posti di quel genere, del perché esistono, e delle responsabilità di coloro che a vario titolo vi lucrano sopra. Dopo il corteo ancora volantinaggi e scritte nelle strade di Modena.

Posted in Attorno al Cie, Dentro al Cie.

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