A partire dal gennaio del 2010, una buona decina di “passeggiate” hanno percorso la città di Bruxelles (Les Marolles, Anderlecht, Molenbeek, Saint-Gilles, Schaerbeek, Saint-Josse…). Durante queste piccole manifestazioni selvagge contro i centri di detenzione sono stati ditribuiti volantini, incollati manifesti, dipinti slogan sui muri e ci sono state anche delle belle discussioni. Ecco uno dei volantini distribuiti in una di queste occasioni…
«La memoria è corta»
Oggi ci facciamo una passeggiata. Anche se è domenica non sarà una di quelle tranquille scampagnate in famiglia che termina con una scorpacciata di gauffres. Non sarà neanche una noiosa sfilata di politici. No, noi vi invitiamo a camminare insieme a noi per prenderci il tempo e lo spazio per parlare. Parlare di cose che si dimenticano troppo presto. Parlare di cose che i media tacciono, o distorcono. Dire qualcosa che non sia uno slogan da partito politico o da sindacato ma che, al contrario, ci stimoli a pensare con la nostra testa.
La memoria è corta. Giorno dopo giorno siamo bombardati di informazioni. Gli schermi ci dettano l’ordine del giorno e, il giorno dopo, bisogna già cambiare argomento. Per fermarsi, discutere e riflettere un po’ non c’è tempo. E quando non c’è tempo la possibilità che le nostre idee si trasformino in azione è annientata. In effetti, dobbiamo prendercelo per forza, il tempo, strapparlo con tutta la violenza che traspira dalla nostra volontà di pensare con la nostra testa.
La memoria è corta. Nel maggio del 2009 a Steenokkerzeel è iniziata la costruzione di un nuovo centro per senza-documenti. Lo Stato ha voluto costruirlo nell’ombra, senza fare troppo rumore intorno a questa nuova prigione per stranieri. Ci son voluti degli arrabbiati che devastassero gli uffici della Besix, nell’ottobre del 2008, per strappare lo spazio necessario per porre il problema. Per ricordare che la sanatoria e la costruzione di un nuovo centro di detenzione sono effettivamente due facce della stessa medaglia. Lo Stato vuole gestire e controllare le migrazioni secondo i bisogni dell’economia: da una parte distribuendo dei permessi di soggiorno più brevi sulla base dei contratti di lavoro e, dall’altra, espellendo quelli che non sono “utili” all’economia e nuocciono, con la loro stessa presenza, alla “sicurezza”. E poi decine di presidi, campagne di disturbo, azioni dirette, sabotaggi contro gli ingranaggi della macchina delle espulsioni (contro i costruttori di centri di detenzione come Besix e Valens, i finanziatori come la Banque de la Poste, le imprese di pulizie come ISS Cleaning oppure ancora contro chi gestisce le mense, come S.A. Délicatesse e Sodexo) si sono susseguiti, auto-organizzati, fuori dai partiti politici e dai sindacati, per lottare contro la costruzione di questo nuovo Centro.
La memoria è corta. Alla fine di gennaio, tutta la cricca politica grida “al lupo!”. Perché i furti e le rapine si sono moltiplicate. Perché c’è gente che esprime in maniera inaccettabile la propria collera. Perché dei poliziotti sono rimasti feriti durante degli scontri. E proclamano la “tolleranza zero”, la parola magica per fare tutto quel che vogliono, per bastonare quando vogliono bastonare, umiliare chi vogliono umiliare, nelle strade come nei commissariati. Le urla delle prime pagine dei giornali limitano le nostre possibilità di parlarne direttamente. Perché la “crisi” ci tocca sempre di più. Perché lo spettro della povertà si avvicina sempre di più alla gente, al di là del colore della pelle di ciascuno. Perché sarebbe assurdo non andare a prenderci quello di cui abbiamo bisogno.
La memoria è corta. La tolleranza zero gli sbirri l’applicavano ben prima del gennaio del 2010. Un recluso suicidato nella prigione di Andenne, un ragazzo ammazzato dentro ad un commissariato ad Anversa, un senza-documenti assassinato con delle medicine nel Centro di Vottem, un rapinatore ammazzato a pistolettate nella testa nelle strade di Molenbeek. Tutti questi morti in meno di un mese, tutti questi omicidi perché questa gente voleva, in una maniera o nell’altra, resistere al proprio arresto. Tutta questa gente non voleva passare le proprie giornata dietro delle sbarre oltre le quali il sole non penetra più.
La memoria è corta. Qualche settimana fa una quindicina di poliziotti della zona del Midi sono stati indagati per le torture che hanno fatto subire a senza-tetto, senza-documenti, ex-detenuti dentro alla stazione del Midi. È la stessa sezione di polizia che ha maltrattato e torturato i prigionieri di Forest durante lo sciopero dei secondini dell’ottobre 2009. Chi se ne ricorda ancora? A quanto pare, è stato necessario dar fuoco al commissariato della zona del Midi ad Anderlecht oppure ancora mitragliare la facciata della prigione per ricordare questi fatti e controbattere.
La memoria è corta. La settimana scorsa i secondini di Saint-Gilles hanno iniziato un nuovo sciopero per chiedere più sbarre e più sicurezza. E i prigionieri hanno protestato occupando il passeggio. Chi si ricorda ancora delle decine di sommosse e di proteste nelle galere belghe in questi ultimi anni? Questo vento di rivolta che soffiava tanto forte dentro alle mura grigie che respirano sempre i maltrattamenti, la desolazione, la privazione della libertà, annichilimento dell’individualità; chi se ne ricorda ancora?
Oggi, noi ci scontriamo con questa memoria che è corta. Noi vogliamo prenderci il tempo e lo spazio necessario per riflettere e agire, fuori dalle scadenze decise dal potere e dai suoi media. E questa passeggiata la facciamo qui, ad Anderlecht, in mezzo al quartiere. Non di fronte le istituzioni, non davanti le sedi dei giornali. Perché è fra di noi che dobbiamo parlare, direttamente e senza mediazione. Perché verso le istituzioni, tutte le istituzioni, noi non possiamo parlare che il linguaggio dell’attacco.»
Fonte:
Cemab, http://www.cemab.be/uploads/2010/03/la_memoire_est_courte.pdf
Su di una “passeggiata” a Torino leggi anche Un corteo che c’è da Macerie, http://www.autistici.org/macerie/?p=22533