Kouly Sow è un giovane del Mali che vive e lavora da molti anni in Francia. Fa parte dei 6000 lavoratori senza-documenti che scioperano dal 12 ottobre scorso per ottenere un permesso di soggiorno. È fidanzato con Mariam, una giovane francese, ed abita a Villepinte, nella periferia nord di Parigi.
Il 21 aprile scorso, Kouly Sow è stato rinchiuso nel Centro di detenzione di Bobigny. Sin dal giorno della sua cattura, su alcune mailing-list (in particolare quella della “Rete educazione senza frontiere” e quella di “Les amoureux au ban public”, un gruppo che si occupa delle coppie che rischiano di rimanere separate per colpa delle espulsioni) hanno cominciato a circolare vari appelli che chiedevano di bloccare la sua deportazione inondando la Prefettura e il Ministero di fax e mail.Alla scadenza del suo primo periodo di dentenzione, e poco prima dell’udienza di fronte al giudice che avrebbe dovuto decidere per un eventuale prolungamento, la Prefettura ha deciso di imbarcarlo sul volo Paris-Bamako di sabato 8 maggio. Dalla sera del venerdì un sms ha cominciato a circolare sui cellulari collegati alla lista anti-retate ma anche via internet, facendo appello ad andare di fronte al Centro di detenzione di Bobigny dalle 10,30 del mattino successivo.
In molti hanno risposto all’appello, e tra questi tanti amici di Kouly e di Mariam, qualche aderente alla “Rete educazione senza frontiere”, a “Les amoureux du banc public”, e altri individui sparpagliati. Dopo un po’, una volta capito che Kouly non sarebbe stato liberato, la gente che si era radunata di fronte al Centro ha deciso di bloccarne le uscite. Dopo una discussione, alcuni si stendono per terra di fronte agli accessi, mentre altri rimangono in piedi, scandendo slogan e cantando. I reclusi, da dentro, li sentono e urlano anche loro. Kouly, però, viene portato fuori comunque perché nel Centro c’è un passaggio sotterraneo (lo si saprà solo più tardi, quando sarà lui ad avere la possibilità di raccontarlo). Avvisati che era stato fatto uscire dal Centro di detenzione, i solidali si precipitano all’aeroporto per informare i passeggeri di quel volo e domandare loro di opporsi all’espulsione di Kouly. I passeggeri si dimostrano molto attenti e disponibili a mobilitarsi. Intanto Kouly è ai piedi dell’aereo, chiuso in una macchina della polizia. Alla fine, sono gli agenti a decidere di non salire sull’aereo e si sparge la voce che continuino a trattenerlo in “fermo di polizia” con l’accusa di essersi rifiutato di imbarcarsi. Nel giro di qualche ora invece Kouly sarà liberato, senza conseguenze penali, e ritroverà tutti i suoi amici.
Fonte: http://piemonte.indymedia.org/article/8790, tratto da Sans papiers ni frontières, giornale murale scaricabile da http://cettesemaine.free.fr/spip/IMG/pdf/journal_mural_fin.pdf